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Crisi al Parco di Porto Conte: Riflesso delle Lotte Politiche Post-Elezioni

POLITICA E ISTITUZIONI

Fausto Farinelli

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Il mancato raggiungimento del numero legale per l'Assemblea del Parco di Porto Conte ha gettato una luce cruda sulle dinamiche politiche interne, esacerbate dai recenti risultati delle elezioni regionali. Questo evento non solo rappresenta un intoppo burocratico ma evidenzia una più profonda crisi di responsabilità e di visione condivisa per il futuro del Parco.

Adriano Grossi, Vice-Presidente del Consiglio direttivo del Parco, non ha nascosto il suo disappunto, sottolineando come questa situazione di stallo minacci l'avanzamento di progetti vitali per la conservazione ambientale e lo sviluppo sostenibile del territorio. Fondi importanti, provenienti da fonti europee, nazionali e regionali, sono in gioco, inclusi quelli destinati a progetti significativi come il POR Sardegna e il PNRR, che abbracciano ambiti vari, dall'economia locale all'educazione ambientale.

La paralisi istituzionale riflette le "lotte intestine" che hanno preso corpo in seguito al cambiamento di scenario politico regionale. Da un lato, ci sono coloro che, forti del sostegno elettorale, sembrano indifferire alle conseguenze delle proprie azioni o inazioni; dall'altro, vi sono coloro che, pur sentendosi in posizione di minoranza, non riescono o non vogliono assumersi la responsabilità per le sorti di un ente che ha il compito non solo di gestire ma di tutelare e valorizzare un patrimonio naturale e culturale di inestimabile valore.

Grossi fa appello al "senso di responsabilità" dei membri dell'Assemblea, invocando un'assunzione collettiva di responsabilità per garantire che la prossima adunanza, prevista fra cinque giorni, possa superare l'impasse attuale. L'obiettivo è approvare il "Bilancio di Previsione 2024-2026", strumento cruciale per la programmazione e l'autorizzazione delle attività future dell'Ente Parco.

Questa situazione non solo mette a rischio l'integrità ecologica di uno degli areali più significativi della Sardegna ma pone anche interrogativi sul futuro della cooperazione tra le forze politiche locali. La salvaguardia dell'ambiente e la promozione dello sviluppo sostenibile dovrebbero trascendere le divisioni politiche, diventando una priorità condivisa da tutti i membri della comunità.

La mancata assemblea è quindi un campanello d'allarme che non può essere ignorato. Oltre a rappresentare una sfida immediata per il Parco di Porto Conte, essa simboleggia una crisi più ampia di fiducia e collaborazione tra le istituzioni e le forze politiche che, se non risolta, potrebbe avere ripercussioni ben oltre i confini del Parco stesso.

In questo momento critico, la comunità di Porto Conte e i suoi rappresentanti sono chiamati a un esame di coscienza: sarà possibile superare le divisioni per abbracciare un obiettivo comune di conservazione e sviluppo? O le "lotte intestine" prevarranno, a discapito del patrimonio naturale e dell'interesse collettivo? La risposta a queste domande definirà non solo il futuro del Parco di Porto Conte ma anche il modello di governance ambientale e lo spirito di comunità nella Sardegna del domani.