Alghero tra accuse e solidarietà: bufera su mafia e carcere, il sindaco Cacciotto difeso da pochi (per ora)

Presunte infiltrazioni mafiose riaccendono il dibattito sulla sicurezza in città. Arriva la solidarietà, ma dalla maggioranza che sostiene il sindaco tutto tace, tranne Orizzonte Comune.

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redazione

4/4/20251 min read

Alghero finisce sotto i riflettori nazionali. Un articolo pubblicato da una testata nazionale ha sollevato un polverone, puntando il dito contro presunte infiltrazioni mafiose e coinvolgendo, indirettamente, anche il sindaco Raimondo Cacciotto. Le reazioni non si sono fatte attendere: da più parti si leva una difesa della figura del primo cittadino, mentre alcuni esponenti politici colgono l’occasione per denunciare un problema più ampio e radicato.

Ma il silenzio dei partiti di maggioranza pesa. Se da un lato Orizzonte Comune ha subito espresso pieno sostegno al sindaco, definendolo una persona riservata e trasparente, dall’altro sorprende la mancanza di reazioni da parte degli altri partiti della coalizione che governa la città. Nessuna dichiarazione ufficiale, nessuna presa di posizione pubblica. In un momento così delicato, non sarebbe doveroso esprimere un segnale chiaro e compatto a difesa del proprio sindaco?

"Cacciotto è un sindaco corretto e impegnato", ribadisce con forza l'ex sindaco Mario Conoci, che respinge ogni tentativo di screditamento. “È in costante contatto con le autorità competenti e si muove nel pieno rispetto del suo ruolo istituzionale”. Anche Conoci, sebbene all’opposizione, sottolinea che non si possono attribuire responsabilità personali su transazioni private se non emergono irregolarità. È giusto, allora, lasciarlo solo in questa tempesta mediatica?

Ma il problema delle infiltrazioni non può essere ignorato. A riportare l’attenzione sul tema è Michele Pais, consigliere comunale della Lega, che già nel 2023 aveva scritto al Ministro della Giustizia per denunciare la situazione del carcere di Bancali, con un numero crescente di detenuti in regime di 41 bis. “La Sardegna non può diventare la discarica carceraria dello Stato”, aveva scritto nella sua lettera, oggi tornata d’attualità.

Pais parla di una “servitù invisibile”, un’imposizione silenziosa da parte dello Stato che renderebbe l’isola un bersaglio facile per la criminalità organizzata. “In una terra povera come la nostra, il rischio è che si chiudano gli occhi davanti al denaro sporco. Ma serve orgoglio, dignità e soprattutto il sostegno delle istituzioni”. Secondo voi, la Sardegna è lasciata sola in questa battaglia?

Dietro il caso mediatico, c’è un tema che riguarda tutti. Non si tratta solo di difendere una persona, ma di capire come affrontare con serietà un fenomeno che rischia di radicarsi nel tessuto sociale. E, al netto delle polemiche, una domanda resta aperta: perché chi sostiene il sindaco nel governo cittadino non sente il dovere di esporsi?

Parlare di mafia è importante. Ma quanto pesa il silenzio, quando diventa assordante?